“Operatori di speranza capaci di costruire comunità” che suscitano nel mondo un rinnovato dinamismo di impegno nella risposta umana all’amore divino (v.1 Deus Caritas Est).
E’ questo il tema centrale che darà vita al Convegno Diocesano delle Caritas parrocchiali in programma domenica 11 giugno nel nuovo Centro Polivalente Giovanni Paolo II al rione Tamburi.
E’ la struttura fatta costruire dal Comune di Taranto, di fronte al rudere dell’ex Centro sociale, data in comodato d’uso per scopi di aggregazione sociale alle 3 parrocchie del rione.
La relazione centrale del convegno sarà trattata da Mons. Giovanni Ancona alla luce dell’Enciclica di Papa Benedetto XVI “Deus Caritas Est”.Don Nino Borsci, direttore della Caritas Diocesana si augura che ci sia una massiccia partecipazione da parte di tutti gli operatori di “fede, speranza e carità” delle oltre 80 parrocchie della Diocesi tarantina.
In coda al manifesto, (ideato dallo studio professionale multimediale Quikon srl) è scritto infatti: “Sono invitati tutti gli operatori delle Caritas parrocchiali e tutti coloro che si impegnano nella difesa e nel servizio dei poveri”.
Anche gli altri temi che animeranno il dibattito dei gruppi di lavoro possono essere forieri di attenzione e di partecipazione: “povertà ed emarginazione; attenzione alle devianze; sensibilità nei confronti dei diversamente abili”.
In fin dei conti il Convegno può e deve essere un’occasione importante per ritornare a partecipare ed a condividere tutti insieme le varie strategie di attività umanitarie da mettere in atto per poter rispondere ,, con sempre maggiore professionalità ed organizzazione alle necessità dei bisogni scaturiti dalla diffusione sempre più marcata dei disagi sociali.
Il compito di promozione e di coordinamento , che è proprio della Caritas Diocesana, può avere successo solo con la condivisione e la partecipazione degli operatori delle Caritas parrocchiali, altrimenti resta “vox clamans in deserto” e verrebbe meno, così, quello spirito di comunità che è alla base di una proficua, vera, attività sociale ed umanitaria, da parte di un vero cristiano.
Diciamoci la verità, senza nasconderci dietro un dito. Negli ultimi tempi si è notata una certa mancanza di partecipazione agli incontri periodici dei responsabili delle Caritas parrocchiali della Diocesi. Da cosa dipende e perché? Sono domande alle quali sarà opportuno rispondere, con intelligenti propositi, nel corso del Convegno.
D’altronde non è forse questo il significato più profondo del messaggio di Papa Benedetto XVI nella Sua Enciclica “Deus Caritas Est”?
“Qual è e quale deve essere il ruolo della Caritas parrocchiale in un mondo che cambia?”
Nel documento CEI “Da questo vi riconosceranno” si legge:
“studiare i bisogni noti e meno noti, espressi ed inespressi; analizzare le risorse disponibili per poter rispondere ai reali bisogni, evidenti e non; educare alla carità la comunità parrocchiale, cioè rendere concreto e visibile il progetto che Dio ha sull’umanità: vivere tutti insieme come sua famiglia, che ha Gesù come modello; formare gli operatori pastorali della carità ed i cristiani impegnati, sia professionalmente sia come volontari, nei servizi sociali pubblici e privati e nelle attività di formazione umana; coordinare i vari gruppi caritativi, aiutandoli non solo a conoscersi e non solo a realizzare programmi di intervento, ma a lavorare insieme come Chiesa.”
Compiti ed impegni notevoli, non c’è dubbio, che richiedono, appunto, spirito comunitario e condivisione degli obiettivi, dei mezzi e delle strategie con i quali raggiungerli con sempre maggiore professionalità e coordinamento. Ciò che spetta principalmente alla Caritas Diocesana che dovrebbe assolverli in maniera sempre più propositiva, nella sua azione educativa, così che possano essere meglio recepiti dagli operatori parrocchiali.
In questo mondo che cambia e non sempre in meglio, si chiede sempre di più, la sollecitudine verso i più deboli , farsi carico dei poveri (vecchi e nuovi) e degli emarginati attraverso servizi concreti, un più forte radicamento nel territorio con rapporti sempre più diretti con gli abitanti e con contatti frequenti con i soggetti istituzionali pubblici e sociali. Insomma un vero e proprio laboratorio di relazioni.
In un altro significativo passaggio dell’Enciclica di Papa Benedetto si legge della “relazione necessaria tra giustizia e carità”, precisando che “la Chiesa non può e non deve prendere nelle sua mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile.Non può e non deve mettersi al posto dello Stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia”. Una più che giusta radiografia della condizione del nostro tempo.
In un passaggio successivo viene citata una caustica riflessione di Sant’Agostino: “remota itaque iustitia quid sunt regna nisi magna latrocinia?” (uno Stato che non fosse retto secondo giustizia si ridurrebbe ad una grande banda di ladri”). Forse il grande Santo sarà passato recentemente dalle nostre parti?
Toni Cappuccio